Bertini Giuseppe *
BERTINI GIUSEPPE
Milano 1825 - 1898
Figlio di Giovan Battista, fondatore di un'avviata manifattura di vetrate artistiche, affiancò all'impegno nell’impresa di famiglia gli studi all’Accademia di Brera, ove si formò alla scuola di F. Hayez. All’esposizione braidense del 1845 ottenne il Gran premio di pittura con Dante e frate Ilario (Milano, Accademia di Brera). Tra il 1848 e il 1849 compì un viaggio di formazione a Firenze, Roma e Venezia; nel 1851 si recò in Inghilterra in compagnia dell’amico E. Pagliano, riscuotendo grande successo all'Esposizione Universale di Londra con II trionfo di Dante, vetrata oggi alla Biblioteca Ambrosiana di Milano. La vocazione alla pittura si manifestava intanto attraverso un talento estremamente duttile, capace di dominare generi e tecniche artistiche differenti: dall’allestimento del neogotico gabinetto Dantesco eseguito con L. Scrosati nel 1853 nell’appartamento milanese di G. G. Poldi Pezzoli, ai ritratti (Giuseppe Calcaterra, 1857, Milano, Galleria dei Benefattori dell’Ospedale Maggiore), ai dipinti di soggetto letterario, come l’elegante Pazzia di Ofelia esposta a Brera nel 1859 e oggi dispersa. Del 1860 è l'importante commissione sabauda di una grande tela per lo scalone del palazzo reale di Torino, cui seguiva all’esposizione braidense del 1864 il consenso per il Transito di San Giuseppe per la Parrocchiale di Paderno Dugnano (Milano). Il successo dei quadri di storia, dalle dettagliate ricostruzioni filologiche nelle forme di un purismo antiquariale (Leonardo ritrae Beatrice d'Este, presentata all’esposizione di Brera del 1869), e quello dei ritratti (Alessandro Finzi, 1870, Milano, Galleria d'Arte Moderna) segnarono la sua completa affermazione nel panorama culturale milanese. Nel decennio fra il 1870 e il 1880 l'artista poté muoversi in contesti diversi ove fece uso di modi variati, da rievocazioni bizantine a levità tiepolesche, con interventi nella chiesa di San Spiridione in Trieste, nella Villa Ponti di Varese, e nel milanese Palazzo Turati. Per quasi 40 anni (1860-1898) ricoprì la cattedra di pittura a Brera con autorità ma anche apertura ai fermenti innovatori: ebbe alla sua scuola più di una generazione di pittori lombardi, da F. Faruffini a A. Morbelli. Dal 1882 fu direttore della Pinacoteca di Brera e del Museo Poldi Pezzoli.
Milano 1825 - 1898
Figlio di Giovan Battista, fondatore di un'avviata manifattura di vetrate artistiche, affiancò all'impegno nell’impresa di famiglia gli studi all’Accademia di Brera, ove si formò alla scuola di F. Hayez. All’esposizione braidense del 1845 ottenne il Gran premio di pittura con Dante e frate Ilario (Milano, Accademia di Brera). Tra il 1848 e il 1849 compì un viaggio di formazione a Firenze, Roma e Venezia; nel 1851 si recò in Inghilterra in compagnia dell’amico E. Pagliano, riscuotendo grande successo all'Esposizione Universale di Londra con II trionfo di Dante, vetrata oggi alla Biblioteca Ambrosiana di Milano. La vocazione alla pittura si manifestava intanto attraverso un talento estremamente duttile, capace di dominare generi e tecniche artistiche differenti: dall’allestimento del neogotico gabinetto Dantesco eseguito con L. Scrosati nel 1853 nell’appartamento milanese di G. G. Poldi Pezzoli, ai ritratti (Giuseppe Calcaterra, 1857, Milano, Galleria dei Benefattori dell’Ospedale Maggiore), ai dipinti di soggetto letterario, come l’elegante Pazzia di Ofelia esposta a Brera nel 1859 e oggi dispersa. Del 1860 è l'importante commissione sabauda di una grande tela per lo scalone del palazzo reale di Torino, cui seguiva all’esposizione braidense del 1864 il consenso per il Transito di San Giuseppe per la Parrocchiale di Paderno Dugnano (Milano). Il successo dei quadri di storia, dalle dettagliate ricostruzioni filologiche nelle forme di un purismo antiquariale (Leonardo ritrae Beatrice d'Este, presentata all’esposizione di Brera del 1869), e quello dei ritratti (Alessandro Finzi, 1870, Milano, Galleria d'Arte Moderna) segnarono la sua completa affermazione nel panorama culturale milanese. Nel decennio fra il 1870 e il 1880 l'artista poté muoversi in contesti diversi ove fece uso di modi variati, da rievocazioni bizantine a levità tiepolesche, con interventi nella chiesa di San Spiridione in Trieste, nella Villa Ponti di Varese, e nel milanese Palazzo Turati. Per quasi 40 anni (1860-1898) ricoprì la cattedra di pittura a Brera con autorità ma anche apertura ai fermenti innovatori: ebbe alla sua scuola più di una generazione di pittori lombardi, da F. Faruffini a A. Morbelli. Dal 1882 fu direttore della Pinacoteca di Brera e del Museo Poldi Pezzoli.