Augero Amedeo *
AUGERO AMEDEO
Verolengo (Torino) 1799 - 1885?
Originario di un’agiata famiglia di pittori e scultori in legno, è documentato a Roma tra il 1833 e il 1838 dove, probabilmente nel proprio studio, espose copie da Raffaello e da Giulio Romano, vedute di genere cronachistico e ritratti, secondo un sistema di promozione privata in uso all’epoca e che riprenderà al suo rientro a Torino. Qui, all'Esposizione del Valentino del 1838 inviò, tra gli altri, il dipinto La Civica Amministrazione di Torino presenta a Monsignor Arcivescovo l'ordinamento del voto fatto in occasione del cholera-morbus (Torino, Museo Civico, in deposito al Municipio), in cui le immagini dei notabili torinesi appaiono connotate da una resa maliziosa, quasi grottesca, che fa supporre un suo interessamento alla contemporanea caricatura francese diffusa dal foglio La Caricature. Su committenza sabauda eseguì alcuni ritratti di piemontesi illustri destinati alla Galleria del Daniele in Palazzo Reale. Negli anni successivi si allineò al genere e alle tematiche del Romanticismo storico, con dipinti che sposano la tradizione barocca al gusto troubadour e che lo inserirono nell'ambiente artistico prescelto dalla corte per le opere di apologia dinastica (Il matrimonio di Emanuele Filiberto, esposto a Torino nel 1843, Torino, Palazzo Reale). Tale legame si allentò negli anni seguenti, in cui il pittore espose quasi solo opere di soggetto religioso, con qualche digressione nella pittura di genere e nella ritrattistica (1850-1856). Numerose le tele e gli affreschi realizzati per chiese torinesi (Oratorio di San Filippo Neri), e piemontesi (Verolengo, Carignano, Mon-tanaro, Torrazza Piemontese, Crescentino, Cuneo).
Verolengo (Torino) 1799 - 1885?
Originario di un’agiata famiglia di pittori e scultori in legno, è documentato a Roma tra il 1833 e il 1838 dove, probabilmente nel proprio studio, espose copie da Raffaello e da Giulio Romano, vedute di genere cronachistico e ritratti, secondo un sistema di promozione privata in uso all’epoca e che riprenderà al suo rientro a Torino. Qui, all'Esposizione del Valentino del 1838 inviò, tra gli altri, il dipinto La Civica Amministrazione di Torino presenta a Monsignor Arcivescovo l'ordinamento del voto fatto in occasione del cholera-morbus (Torino, Museo Civico, in deposito al Municipio), in cui le immagini dei notabili torinesi appaiono connotate da una resa maliziosa, quasi grottesca, che fa supporre un suo interessamento alla contemporanea caricatura francese diffusa dal foglio La Caricature. Su committenza sabauda eseguì alcuni ritratti di piemontesi illustri destinati alla Galleria del Daniele in Palazzo Reale. Negli anni successivi si allineò al genere e alle tematiche del Romanticismo storico, con dipinti che sposano la tradizione barocca al gusto troubadour e che lo inserirono nell'ambiente artistico prescelto dalla corte per le opere di apologia dinastica (Il matrimonio di Emanuele Filiberto, esposto a Torino nel 1843, Torino, Palazzo Reale). Tale legame si allentò negli anni seguenti, in cui il pittore espose quasi solo opere di soggetto religioso, con qualche digressione nella pittura di genere e nella ritrattistica (1850-1856). Numerose le tele e gli affreschi realizzati per chiese torinesi (Oratorio di San Filippo Neri), e piemontesi (Verolengo, Carignano, Mon-tanaro, Torrazza Piemontese, Crescentino, Cuneo).