Dictionary of Artists

 

To meet the requirement of scholars, art dealers, collectors or simple amateurs of having a quick and effective tool at their disposal to satisfy the various exigencies connected with the world of art, first of all the in-depth analysis of the work of painters, sculptors, engravers, photographers, etc., the "Dictionary of artists" puts itself up as an annotated list of names, sometimes accompanied, if marked by an asterisk, by a biography and by some signature examples.

Each artist is matched with a series of index cards regarding the works registered in the Data Bank of the Matteucci Institute, which can be issued on request.

The biographies are taken from the Dizionario degli artisti edited by Cristina Bonagura, integral part of the work Pittori & pittura dell'Ottocento italiano (1996-1997), coordinated by Giuliano Matteucci with the cooperation of Paul Nicholls and realized by the Redazioni Grandi Opere of the "Istituto Geografico De Agostini", to whom the Matteucci Institute expresses its sincere thanks for authorizing the circulation of the texts on line.

 

Pellegrini Domenico *

PELLEGRINI DOMENICO
Galliera Veneta (Padova) 1759 - Roma 1840
A Venezia, dove si iscrisse all’Accademia nel 1782, fu allievo prima di P. e A. Longhi, poi del ritrattista bergamasco L. Gallina. Trasferitosi nel 1784 a Roma, presso l'ambasciatore della repubblica veneta, entrò in contatto con la cerchia del Neoclassicismo internazionale. Risentì particolarmente dell'influenza dei soggetti di A. Canova e dello stile elegante di A. Kauffmann, evidente nei dipinti di tema mitologico e letterario (Ebe, Roma, Accademia di San Luca; Rinaldo e Armida, esposto a Palazzo Venezia nel 1788) e nella ritrattistica, che sembrò rivaleggiare con quella di E. Vigée-Le Brun. Dopo una breve permanenza a Venezia (Caterina e Vettor Pisani come Amore e Psiche, Venezia, Palazzo Pisani Moretta), nel 1792 raggiunse Londra, dove fu pronto ad accogliere la lezione di grandi ritrattisti inglesi. Nella capitale britannica poté contare sugli incisori bassanesi lì residenti (Ritratto di Francesco Bartolozzi, Venezia, Galleria dell’Accademia) per la traduzione calcografica di sue opere, oggi non altrimenti documentate (La morte di Marat). Seguì una fortunata permanenza a Lisbona, fra il 1803 e il 1812 (Ritratto di M. me Junot, duchessa d'Albrantès e di sua figlia Valentina, 1805, Bordeaux, Musées des Beaux-Arts), quindi, dopo alcune tappe a Parigi, a Venezia e a Napoli, venne il definitivo spostamento a Roma, da dove inviò nel 1820 all’Accademia di Parma Carlo V che raccoglie i pennelli a Tiziano (Parma, Galleria Nazionale). Nella sua produzione tarda, di carattere piuttosto discontinuo, risalta Autoritratto del 1827 (Roma, Accademia di San Luca), notevole per intensità e naturalezza espressiva.
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