Futuro della cultura: diamoci da fare

On 31 March 2020

 di Pierluigi Battista, da Corriere della Sera, lunedi 30 marzo 2020

 

Forse non si è capito bene. Forse non si è capito che senza un cospicuo fondo finanziario (aggiuntivo a quello governativo, che ci auguriamo all’altezza) capace di evitare la fine del polmone culturale italiano, a rischio mortale non sono i “soliti noti”, i “soliti intellettuali” come si legge da qualche parte con la consueta stupidità, ma centinaia di migliaia di persone che con questo polmone respirano e ci fanno respirare. Il fonico, la sarta, gli attrezzisti e tutte le mille figure che permettono di produrre e girare un film: non hanno un futuro, se il set non è in grado di respirare.

 

L’addetto alle luci, alla scenografia, chi sta nel rstro del palcoscenico: quando tutti i teatri resteranno chiusi perché non ci sarà più un euro per organizzare il cartellone della stagione, deserta, che verrà. Che ne sarà dei commessi delle librerie che abbasseranno le saracinesche anche dopo la clausura del coronavirus? Dei redattori delle case editrici? Degli uffici stampa che hanno il compito di assegnare l’uscita di film che non usciranno perché non potranno essere girati? I musei non avranno più qualche risorsa per afre nuove mostre: che ne sarà di chi ci lavora con passione e competenza, oppure che ne sarà delle  società di lavoratori  che allestiscono le mostre, imballano, trasportano, fissano al muro, illuminano le opere? Abbiate un po’ di quella che Wright Mills chiamava  “immaginazione sociologica”. Immaginatevi quale sarà il destino tragico, economicamente ed esistenzialmente tragico, nei prossimi mesi e anni di chi lavora nei teatri, nel cinema, nelle librerie,  nei musei, nella cura dei siti archeologici, nella tutela dei beni artistici, nelle orchestre, nei teatri dell’Opera, nei laboratori grafici e fotografici, nell’editoria, nella produzione dell’audiovisivo. Se il polmone culturale italiano muore per asfissia, e così sarà senza le risorse finanziarie  che ne permettono la sopravvivenza, sarà un disastro per tutte queste figure sociali e professionali che fanno grande l’arte e la cultura italiane. Non so la fattibilità tecnica di un Fondo  nazionale per la cultura italiana aiutato anche dai risparmiatori  e dalle istituzioni che vogliono investire nel polmone culturale italiano. Ma è certo che senza un intervento immediati tutto resterà chiuso anche quando potremo uscire di casa. Non c’è tempo da perdere. 

 

 

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