Palmira è solo il più recente e devastante esempio dei rischi che le opere d'arte e i monumenti corrono durante i conflitti. Nella città siriana le rovine romane sono state prese di mira dalla furia distruttrice dei miliziani dell'Isis. Anche il cinema si è cimentato con il tema del patrimonio culturale in tempi di guerra. da ultimo con Munuments men, pellicola del 2014 che racconta - con un cast che va da George Clooney a Matt Damon e Cate Blanchett - il recupero, da parte di un gruppo formato da esperti d'arte e militari, delle opere fatte sparire da Hitler.
Una formula - quella del mix di professionalità a difesa della storia minacciata dalle bombe - che si ritrova nei neonati Caschi blu della cultura, creati con la partecipazione dei carabinieri del Comando di tutela dei beni culturali e dei tecnici del ministero. Un gruppo che ha completato da poco la formazione e ora è pronto a intervenire nelle aree di crisi, ma anche nelle zone colpite da calamità naturali.
Una novità che si è concretizzata in breve tempo. Si è partiti il 1 agosto 2015, quando nel corso dell'expo 80 ministri della cultura hanno sottoscritto la Dichiarazione di Milano per la difesa dei beni artistici,storici e archeologici dalla furia della guerra. Da lì ha preso spunto l'idea italiana, portata avanti dal ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, di istituire un gruppo che possa intervenire a protezione del partrimonio in pericolo. Proposta che ha ricevuto il placet dell'Unesco il 17 ottobre scorso ed è diventata realtà con la firma della costituzione della task force - ribattezzata Unite4Heritage - avvenuta il 16 febbraio a Roma.
A livello internazionale è la prima iniziativa di questo genere, che ha visto il coinvolgimento, insieme ai Beni culturali e ai Carabinieri, dei ministeri degli esteri e dell'Istruzione, amministrazioni che ora insieme stanno scrivendo l'accordo tecnico per il funzionamento della task force.
Task force che è formata da trenta militari dell'Arma, inquadrati nel Comando di tutela guidato dal generale Mariano Mossa, e da 29 tecnici dei Beni culturali, scelti tra restauratori, architetti, storici dell'arte e archeologi, sette dei quali provengono dall'Istituto centrale per il restauro del patrimonio archivistico e librario, sedici dall'Istituto superiore per la conservazione e il restauro, uno dall'Istituto centrale per il catalogo e la documentazione e cinque dall'Opificio delle pietre dure di Firenze.
Ad aprile hanno perfezionalto la formazione, aggiungendo alle conoscenze di restauro e conservazione, proprie degli esperti ministeriali, e di prevenzione e di contrasto del traffico illecito di opere d'arte, possedute dai militari dell'Arma, una preparazione ad hoc che permetta al gruppo di operare in zone di crisi, pre o post conflitto. "Per questo - spiega il capitano dei carabinieri Gianluca Ferrari, capo sezione operazioni e logistica del Comando di tutela dei beni culturali - sia la componente militare sia quella civile hanno svolto un corso di addestramento a Pisa presso il reggimento Tuscania, i paracadutisti dei carabinieri. Per i militari il corso è stato di tre settimane, per i civili di due".
Quest'ultimo corso è stato organizzato con la collaborazione dell'Università S. Anna di Pisa e ha avuto come scopo principale quello di preparare i 29 esperti del ministero a muoversi in zone di conflitto. "Sono stati addestrati - aggiunge Ferrari - secondo un protocollo studiato per i civili e denominato Heat (Hostile environment awarenesstraining) a operare in sicurezza in un ambiente ostile e ad agevolare il compito di protezione dei militari".
Protezione che non sarà affidata ai Carabinieri della task force - i quali potranno comunque essere armati a seconda della configurazione della missione e dello scenario di intervento -, maagli altri soldati che si trovano sul posto. Ai Caschi blu della cultura spettano, infatti, altri compiti, come la rilevazione dei danni prodotti al patrimonio, il ripristino della situazione compromessa, la predisposizione di piani d'emergenza per mettere al sicuro le opere d'arte, l'individuazione dei beni rubati con il loro inserimento nella banca dati dei Carabinieri del comando di tutela del patrimonio, il contrasto del traffico illecito.
"Competenze che - afferma Ferrari - non saranno messe a disposizione solo nelle situazioni pre o post-conflitto o nelle missioni di pace. Certo, queste, in particolare la prima, sonom le realtà più delicate. Possiamo, però, intervenire anche a seguito di una calamità naturale. In questo caso, se la missione si svolgerà in Italia, ci muoveremo autonomamente e non sotto l'egida dell'Unesco. Dunque non utilizzeremo il marchio Unite4Hertitage, che invece adotteremotutte le volte che verrà richiesto un nostro intervento da parte di un Paese straniero con il via libera dell'Unesco o dellOnu, come può verificarsi nel caso delle missioni di pace".
Considerato che il lavoro di addestramento e preparazione si è concluso a fine aprile con una settimana comune - sia della componente militare sia di quella civile - presso la caserma LaMarmora, sede operativa a Roma dei carabinieri del Comando di tutela del patrimonio, ora la nuova task force attende la prima chiamata, che potrebbe arrivare proprio da Palmira.