Ci sono 31mila posti che sono entrati nel cuore degli italiani e che, a grande richiesta, meriterebbero di non essere dimenticati e abbandonati. Ci sono muìonumenti famosi, come il Castello di Miramare a Trieste, ma anche luoghi meno conosciuti, come la chiesetta di Nostra Signora degli angeli sul monte Ornato, in provincia di savona, o il museo di Totò, nel rione Sanità a Napoli.
Il lungo elenco è frutto del censimento avviato dal Fai (Fondo ambientale italiano) nel 2003 e battezzato "I luoghi del cuore". Dopo sei edizioni dell'iniziativa - è in corso la settima, che si concluderà il 30 novembre - il Fai ha deciso di stilare un bilancio presentato ieri a Roma. I numeri dimostrano come paesaggio e monumenti anche minori siano presenti nel cuore degli italiani, che vorrebbero vederli risplendere. Un appello a cui hanno risposto 1,8 milioni di cittadini, che nel corso di un decennio hanno segnalato 31.105 luoghi del cuore, localizzati in 5964 comuni. Il Fai, in collaborazione con Intesa Sanpaolo, è riuscito a realizzare 45 interventi di recupero, iniziative che non sono rimaste isolate ma hanno innescato altri progetti di restauro.
Il lavoro da fare resta, comunque,tanto. D'altra parte, contro l'incuria e gli scempi, soprattutto paesaggistici, non può bastare la sorveglianza dei 463 architetti che lavorano nelle soprintandenze. "Anche se il ministro dei Beni culturali - ha affermato Andrea Carandini, presidente del Fai - con un colpo di bacchetta magica dovesse raddoppiare il numero, sarebbe inutile. Servono, invece, i piani paesaggistici, che latitano da anni. Con quelli, il funzionario della soprintendenza dovrebbe limitarsi a un agevole riscontro di congruità dei nuovi progetti".
"Sui piani paesaggistici - gli ha fatto eco il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini - c'è un enorme ritardo: ci avviamo a chiudere quello della Toscana e stiamo con il fiato sul collo delle altre regioni. Sono favorevole ad un intervento legislativo che incentivi le regioni con il piano rispetto a quelle senza. Allo stesso modo, non vedo nulla di starno che le gestioni dei luoghi della cultura possano essere affidate direttamente ai privati, ad associazioni no profit, con vincoli di tutela decisi direttamente dallo Stato. Non parlo degli uffizi o del colosseo, ma di quei siti magari chiusi, perchè senza risorse e personale."
E a proposito di collaborazione pubblico-privato, Giovanni Bazoli, presidente del consiglio di sorveglianza di intesa Sanpaolo, ha commentato che negli ultimi tempi "sono stati fatti grandi passi avanti. Ciò a cui dobbiamo ora puntare è il recupero del sentimento del bene comune da parte della collettività".