Interprete raffinato e colto della società di inizio Novecento, ritrattista tra i più ricercati dalle personalità influenti e dalle eleganti icone del suo tempo, Vittorio Corcos (Livorno , 1859 - Firenze, 1933) ha saputo anche tradurre sulla tela le suggestioni letterarie del naturalismo e del simbolismo francese. Questa mostra, a quindici anni dalla retrospettiva tenuta nella sua città natale, ripercorre in maniera precisa e attenta la vicenda artistica di uno dei protagonisti della cultura figurativa a cavallo tra l'Ottocento e il Novecento. Iscritto da giovane all'Accademia di Belle Arti di Firenze, Corcos sceglie Napoli come meta alternativa alla sua formazione toscana incontrandovi, fra il 1878 e il 1879, Domenico Morelli che lo convinse ad andare a Parigi. Lì inaugurerà la sua vena brillante e mondana in linea con le aspirazioni dei francesi a celebrare ogni aspetto della vita moderna. Nella capitale francese, Corcos presenta i suoi quadri ai Salons, si applica alla pittura en plein air dimostrando, in piccoli e preziosi paesaggi, un intelligente aggiornamento sugli sviluppi dell'arte europea contemporanea; non manca di partecipare alle serate del salotto di De Nittis, artista e amico, dal quale ricava la levità atmosferica di certe sue vedute urbane e marine nonchè la grazia dei ritratti femminili che faranno la sua fortuna internazionale quale inimitabile "peintre des jolies femmes" ricercato dal bel mondo di fine secolo, ma anche da personaggi prestigiosi dei primi trent'anni del Novecento. Corcos fu autore di ritratti ufficiali retrospettivi (Giuseppe Garibaldi), di protagonisti dell'arte, della letterartura e della musica (Carducci, Mascagni, Lega, Yorick), di attrici e dame dell'alta società (Lina Cavalieri, Jole Biaggini, Moschini, Anna Morosini), e venne chiamato per rimandare ai posteri le figure di regnanti d'Europa quali Carlos e Amalia del Portogallo (1904), l'imperatore Guglielmo II di Germania (1904), la regina Maria José (1931).
L'esposizione, curata dai maggiori esperti del pittore livornese, Ilaria Taddei, Fernando Mazzocca e Carlo Sisi, presenta oltre 100 opere di Corcos, molte delle quali inedite, e un considerevole nucleo di capolavori, provenienti dai principali musei italiani e internazionali, come la Galleria d'Arte Moderna di Palazzo Pitti di Firenze, la Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma, la Galleria d'Arte Moderna di Milano, il Musée d'Orsay di Parigi, e dalle maggiori collezioni pubbliche e private, in grado di attestare la crescente fortuna critica dell'artista.
Del resto, la sua fama era ben nota fin dalla prima metà del secolo scorso. Ugo Ojetti, nel 1933, ebbe modo di scrivere: "Chi non conosce la pittura di Vittorio Corcos? Attenta, levigata, meticolosa, ottimistica: donne e uomini come desiderano d'essere, non come sono", e Cipriano Efisio Oppo, nel 1948, "Una pittura chiara, dolce, liscia, ben finita: la seta, seta, la paglia, paglia, il legno, legno, e le scarpine lucide di copale, lucide come lo so fare soltanto io, diceva Corcos".
Il percorso ruota attorno al dipinto Sogni. La tela, esposta per la prima volta alla Festa dell'Arte e dei Fiori, la rassegna internazionale inaugurata a Firenze nel 1896, rappresenta l'immagine tipica di una giovane donna moderna, fiera e consapevole. Al suo apparire, il quadro aveva destato un "chiasso indiavolato" e provocato un acceso dibattito sul significato da attribuire a quell'intenso ritratto di giovane donna, ora definito "spiritualista" ora "realista", ma universalmente ammirato per l'originalità della composizione e l'inquieto carattere della protagonista.