Rossano Federico *

ROSSANO FEDERICO
Napoli 1835 - 1912
Avviato all’arte da B. De Francesco, studiò all'Accademia di Napoli sotto la guida di G. Ruo. Presto abbandonò i corsi regolari per eseguire studi dal vero nei dintorni di Napoli, sulla scia di G. Gigante e di N. Palizzi. Nel 1858 raggiunse M. De Gregorio a Portici, presso Napoli, dando poi vita, con l'arrivo di A. Cecio- ni e G. De Nittis, alla Scuola di Resina. A questa prima fase appartengono paesaggi caratterizzati dal taglio orizzontale e da una finissima sensibilità per i valori atmosferici, resa con una stesura leggera e una tavolozza modulata sugli ocra e sui marroni. Dopo le esposizioni del 1860 a Palermo e del 1861 a Firenze, esordì alla Promotrice napoletana del 1862 (Paesaggio d'immaginativa, Un mattino d'autunno) e nel 1863 vi ottenne la prima affermazione con Campo di grano (Napoli, Museo di Capodimonte). Nel 1873 espose a Vienna II cacciatore (paesaggio) e Fiera dei buoi a Capodichino, acquistato dal mercante francese A. Goupil. Le doti dell’autore nel restituire «l’ambiente della verità» furono sottolineate dalla critica in occasione della Promotrice napoletana del 1875 (Dopo la pioggia, Dintorni di Bougival, Bosco di Portici e Dintorni del Vesuvio). Dopo la morte dell’amico De Gregorio (1876) si trasferì nella capitale francese e vi rimase fino al 1892. Tramite De Nittis fu introdotto nell’ambiente artistico e già dal 1876 partecipò con regolarità ai Salon. Nel 1877 inviò all'Esposizione Nazionale di Napoli La primavera, Dintorni di Parigi e Le printemps e nel 1883 fu presente a Roma con Crepuscolo, Primavera e Raccolta di frutta. Negli anni parigini poté confrontarsi con gli esiti della Scuola di Barbizon e con le opere di J. B. C. Corot, maturando una pittura finissima, dalle impercettibili variazioni cromatiche, orchestrate su toni quasi impalpabili (Rive della Senna, esposto a Torino nel 1892, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna; 1895, Les bouleaux, Napoli, Accademia di Belle Arti). Tornato a Napoli, riprese a frequentare le esposizioni italiane, ma la sua delicata vena lirica non trovò immediato riscontro presso la critica contemporanea, che tardò a capire quel nuovo registro espressivo. Tenne la cattedra di paesaggio presso l'Accademia dal 1895 al 1902.
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