Fattori Giovanni *

FATTORI GIOVANNI
Livorno 1825 - Firenze 1908
Allievo a Livorno di G. Baldini e dal 1846 di G. Bezzuoli a Firenze, dall’anno successivo frequentò l’Accademia di Belle Arti. Visse i fermenti rivoluzionari del 1848 partecipando all’attività clandestina. Dal 1850 prese a frequentare il Caffè Michelangiolo, pur mantenendosi in una posizione appartata rispetto alle ricerche collettive. I suoi interessi erano allora rivolti ai temi storici e letterari (fra gli altri, Ildegonda, esposto a Firenze nel 1855; I figli di Edoardo IV divisi dalla madre, 1854-1855, coll. privata). La ricerca formale, condotta sulla nitidezza di segno connessa a una resa dai forti contrasti tonali, ebbe la sua tappa più significativa in Maria Stuarda al campo di Crookstone (1858-1861, Firenze, Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti). A quel tempo l’artista lavorava anche a II campo italiano durante la battaglia di Magenta, soggetto con il quale aveva vinto il concorso Ricasoli (Firenze, Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti) e nel 1859 ritraeva i soldati francesi del corpo di spedizione di G. Bonaparte: prime esperienze nella pittura di macchia, risolte con abbreviate scansioni cromatiche. Risalgono a quel tempo anche i contatti con N. Costa, con il quale dipinse nei dintorni di Livorno (Contadina nel bosco, 1861, coll. privata). Nel 1863, per ragioni finanziarie e a causa della malattia della moglie, tornò a vivere a Livorno: qui fu impegnato alla Battaglia di Montebello (1864,Livorno, Museo Civico Giovanni Fattori), ma lavorò anche a ritratti di familiari e amici e a temi campestri, di sintetica espressione lirica (Pasture, 1863- 1864, coll. privata) e di grande solennità e pacatezza (Acquaiole livornesi, 1865, coll. privata). Agli anni livornesi risalgono anche le tavolette, che seguono il percorso dell’artista verso i risultati più alti (La rotonda Palmieri, 1866, Firenze, Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti). Nel 1867, poco dopo la morte della moglie fu per la prima volta ospite di D. Martelli a Castiglioncello, sul litorale livornese, dove rinsaldò un proficuo rapporto con G. Abbati (Bovi al carro, Firenze, Galleria d'Arte Moderna di Palazzo Pitti). Nel 1868 ottenne il premio del concorso Berti per L’Assalto alla Madonna della Scoperta (Livorno, Museo Civico Giovanni Fattori) e nel 1869 ebbe la prima nomina di docente presso l’Accademia fiorentina. Nel 1872 fu a Roma, dove espose alla Società Amatori e Cultori (Pastura, Maremma toscana, Boscaiole, Vedette) e iniziò Mercato di cavalli a Piazza Montanara (perduto), presentato l’anno seguente all’Esposizione Universale di Vienna. E’ di questo periodo un nuovo mutamento formale, basato sul ravvicinamento e sul rafforzamento dei valori prospettici e su stesure di colore semplificate (In vedetta, coll. privata; Rappezzatori di reti, coll. privata). Dopo il viaggio a Parigi nel 1875, in compagnia di N. Cannicci, E. Ferroni e F. Gioli, fu da questi ospitato a Fauglia, nella campagna pisana. In seguito tornò a lavorare a più riprese nella casa di Martelli a Castiglioncello, mentre nel 1882 fu ospite dei Corsini in Maremma, dove trasse ispirazione per diverse opere eseguite negli anni seguenti (La merca dei puledri, 1887, coll. privata). Proseguiva frattanto la realizzazione di soggetti militari (Lo scoppio del cassone, 1880 ca., Venezia, Galleria d'Arte Moderna di Ca’ Pesaro) sia in grandi dimensioni, per la committenza pubblica, sia in composizioni ridotte, dove sperimentava le valenze di un dinamismo prospettico interno all’evento rappresentato. Le opere più significative degli anni ’80 (Libecciata, 1885 ca., ritratti de La figliastra e de La seconda moglie, 1889, tutti a Firenze, Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti) testimoniano della continua ricerca dell’artista, parallela alla pratica dell’acquaforte, nella quale raggiunse esiti di nuovissima sinteticità espressiva. Già da allora Fattori costituì il riferimento obbligato, spesso difficile e polemico, per quella generazione di pittori toscani che avrebbe rinnovato il linguaggio artistico del Novecento.
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