Consoni Nicola *
Ceprano (Frosinone) 1814 - Roma 1884
Formatosi all’Accademia di Belle Arti di Perugia, nel 1831 si trasferì a Roma dove frequentò i corsi dell'Accademia di San Luca e lo studio di T. Minardi da cui apprese la tecnica del disegno e il linguaggio purista cui rimase fedele per tutto l'arco della sua attività. Nel giovanile Esopo che racconta le favole ai pastori (1840, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna) il suo stile appare già ben delineato nel rigore del disegno che sovrintende alla composizione, nelle fisionomie dei personaggi e nelle armonie cromatiche che rimandano al primo Raffaello. Fu tra gli artisti più apprezzati dai Torlonia per i quali tra il 1836 e il 1839 lavorò nel distrutto palazzo di piazza Venezia e, intorno al 1851, dipinse per il palazzo di via Condotti tre tele con allegorie della Poesia e della Filosofia. Nel 1846 il principe Corsini gli commissionò per la volta della propria biblioteca Minerva che incorona le arti e le scienze. Per Rieti eseguì fra l’altro il sipario del teatro con II Velino invita Apollo e le Muse a scendere nella valle reatina (bozzetto, 1854). Verso il 1860 affrescò nella basilica romana di San Paolo due storie della vita del santo e disegnò insieme a F. Agricola i cartoni per la decorazione musiva della facciata. Per la sensibilità verso la pittura dei “primitivi” e la conoscenza delle tecniche del passato fu spesso coinvolto in opere di restauro. L’impresa che lo consacrò come “moderno Raffaello” fu la decorazione della terza Loggia Vaticana (Loggia Pia) in cui affrescò, all’interno di motivi a grottesche, ventiquattro episodi della Passione di Cristo: l’ambizioso programma di Pio IX che commissionò l'opera e del pittore era quello di completare l'opera raffaellesca in un ambivalente rapporto di emulazione e contrapposizione. Nel confronto diretto con il modello Consoni esasperò il proprio linguaggio purista per ottenere una chiarezza formale e compositiva esaltata dalla preziosità del colore e dalle armonie cromatiche. Dal 1877 accademico di San Luca, nel 1883 divenne presidente dell'istituzione romana.