Dictionary of Artists

 

To meet the requirement of scholars, art dealers, collectors or simple amateurs of having a quick and effective tool at their disposal to satisfy the various exigencies connected with the world of art, first of all the in-depth analysis of the work of painters, sculptors, engravers, photographers, etc., the "Dictionary of artists" puts itself up as an annotated list of names, sometimes accompanied, if marked by an asterisk, by a biography and by some signature examples.

Each artist is matched with a series of index cards regarding the works registered in the Data Bank of the Matteucci Institute, which can be issued on request.

The biographies are taken from the Dizionario degli artisti edited by Cristina Bonagura, integral part of the work Pittori & pittura dell'Ottocento italiano (1996-1997), coordinated by Giuliano Matteucci with the cooperation of Paul Nicholls and realized by the Redazioni Grandi Opere of the "Istituto Geografico De Agostini", to whom the Matteucci Institute expresses its sincere thanks for authorizing the circulation of the texts on line.

 

Renica Giovanni *

RENICA GIOVANNI
Montirone (Brescia) 1808 - Brescia 1884
Entrato nello studio dell’architetto bresciano R. Vantini, dal 1829 passò a Milano sotto la guida di G. Migliara. Esordì nel 1827 alle mostre dell’Ateneo di Brescia e, nel 1831 e nel 1833, vi espose i primi paesaggi. L’anno seguente si presentò all'Esposizione di Brera a Milano con diciassette vedute in gran parte bresciane, che già documentano i suoi contatti con diversi committenti; anche i dodici dipinti eseguiti dopo il viaggio compiuto con Migliara a Roma e a Napoli, e inviati alla Mostra Milanese del 1835, erano legati a vari committenti, come C. Bruzzoni, R. Borromeo, G. Pozzi. Nelle opere di questi anni (Piazza della Loggia a Brescia, 1836; Desenzano del Garda, Brescia, Museo dell'Ateneo) arricchiva il vedutismo derivato da Migliara con la ricerca di una resa atmosferica vicina alle opere dell’amico G. Canella. Dopo un viaggio in Grecia, Egitto, Turchia e Libano (1840) inserì nel proprio repertorio suggestive vedute orientali (Paesaggio, 1847, Milano, Galleria d’Arte Moderna), che comparvero alle mostre milanesi accanto a motivi lombardi (1851, Veduta del castello di Valeggio). Negli anni '50 si volse a un paesaggismo più aggiornato, con soggetti alpestri ripresi in val Sassina e in Svizzera. Due anni prima di morire, ormai quasi cieco, donò all’Ateneo bresciano più di seicento opere.
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