Dictionary of Artists

 

To meet the requirement of scholars, art dealers, collectors or simple amateurs of having a quick and effective tool at their disposal to satisfy the various exigencies connected with the world of art, first of all the in-depth analysis of the work of painters, sculptors, engravers, photographers, etc., the "Dictionary of artists" puts itself up as an annotated list of names, sometimes accompanied, if marked by an asterisk, by a biography and by some signature examples.

Each artist is matched with a series of index cards regarding the works registered in the Data Bank of the Matteucci Institute, which can be issued on request.

The biographies are taken from the Dizionario degli artisti edited by Cristina Bonagura, integral part of the work Pittori & pittura dell'Ottocento italiano (1996-1997), coordinated by Giuliano Matteucci with the cooperation of Paul Nicholls and realized by the Redazioni Grandi Opere of the "Istituto Geografico De Agostini", to whom the Matteucci Institute expresses its sincere thanks for authorizing the circulation of the texts on line.

 

Michetti Francesco Paolo *

MICHETTI FRANCESCO PAOLO
Tocco da Casauria (Pescara) 1851 - Francavilla al Mare (Chieti) 1929
Allievo a Chieti di F. P. Marchiani, ottenuta una pensione di studio si trasferì nel 1868 a Napoli. Qui seguì le lezioni di D. Morelli all’Accademia di Belle Arti, guardando anche al verismo di F. Palizzi. Determinante fu l'incontro con E. Dalbono che lo mise in contatto con i pittori della Scuola di Resina. Nei dipinti di questo periodo si colgono i riflessi della lezione luministica di M. De Gregorio, risolta con decisi contrasti chiaroscurali. Ai soggetti agresti, studiati con un acuto senso di osservazione, diede un carattere brioso che fu subito apprezzato dalla committenza (Fanciullo nel sole, 1872 ca.; Bambina con gallina, Napoli, Museo di San Martino). Grazie a G. De Nittis fu introdotto presso i maggiori mercanti d'arte europei; espose ai Salon parigini del 1872 (Ritorno dall'erbaggio e Sonno dell'innocenza) e del 1875 (La raccolta delle olive). Nel 1874 conobbe M. Fortuny a Portici e da lui apprese non solo i virtuosismi tecnici, ma anche lo schiarimento della tavolozza e una luminosità omogenea. Le novità della sua ricerca lo imposero all'attenzione generale in occasione della Mostra Nazionale di Napoli del 1877, dove presentò La processione del Corpus Domini a Chieti e due Autoritratti, uno dei quali eseguito a pastello (Napoli, coll. Banco di Napoli), tecnica nella quale aveva già iniziato importanti sperimentazioni cromatiche. Il Corpus Domini, salutato da F. Netti come una «festa per gli occhi», proponeva in forme nuove e sincere un tema legato al folclore della terra d'Abruzzo, campo di ricerca inesauribile nell'attività successiva del pittore; vi erano inoltre già accolti suggerimenti dell’arte giapponese, come l’assenza di prospettiva e l’uso di colori discordanti. Presente alle manife-stazioni più importanti, espose a Napoli (1875), a Parigi (1878, 1880), a Firenze (1880), a Torino (1880, fra gli altri Impressione sull'Adriatico e La domenica delle Palme) e a Milano (1881, fra gli altri una prima versione de La figlia di lorio). Con gli anni '80 all'interpretazione vitalistica del mondo popolare si sostituì l'interesse per gli aspetti più selvaggi della sua terra: l’aspro realismo che ne conseguì si espresse con una pittura rada e magra di varietà cromatiche (Il voto, esposto a Roma nel 1883, Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna). In questi anni si legò d’amicizia con A. De Nino, studioso di tradizioni popolari, e con G. D'Annunzio che ospitò più volte nel “convento”, la sua residenza di Francavilla. Espose ancora a Vienna (1888, Ritratto di Barbella, Chieti, Pinacoteca Provinciale Barbella), a Napoli (1892) e a Monaco (1892, 1894). Nel 1895 a Venezia presentò La figlia di Iorio (Pescara, Palazzo Provinciale), opera rivelatrice di una più matura concisione compositiva e stilistica. Con Gli storpi e Le serpi (esposti a Parigi nel 1900, Francavilla al Mare, Municipio) riprendeva temi legati ai riti popolari d'Abruzzo. In seguito privilegiò la plastica e la fotografia, tecnica già abitualmente utilizzata sin dagli anni '70.
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