Laccetti Valerico (Valerio) *
Vasto (Chieti) 1836 - Roma 1909
Iscrittosi all'Accademia di Napoli, ancora adolescente vinse un premio per la composizione Aiace Oileo che si salva dalla tempesta imprecando a Giove. Seguì poi i corsi di G. Mancinelli, avvicinandosi frattanto a F. Palizzi, da cui apprese un saldo linguaggio verista, fatto di pennellate attente e minuziose, che impiegò in quadri di soggetto agreste e negli studi di animali. Nonostante il buon esito alle esposizioni napoletane (1863, Interno con animali, acquistato dal re per la reggia di Capodimonte), la difficoltà di affermarsi lo spinse a trasferirsi a Roma, dove rimase fino alla morte. Qui, già dal 1865, si presentò alle mostre degli Amatori e Cultori (Un cane e un gatto in una stalla, Vacca in una stalla): la sua pittura, di facile presa sul mercato, qualche anno più tardi gli consentì un soggiorno a Parigi (Souvenir de Fontainebleau, presentato insieme a Colosseo al sorgere del sole in autunno alla Promotrice di Napoli del 1870). Alla ricca produzione di paesaggi e di scene campestri prese ad accostare in quegli anni dipinti di genere, esponendo puntualmente ogni anno alle mostre romane fino al 1902 (1875, La vedova, La ragazza; 1878, Una madre che scherza con il bambino; 1879, La preghiera, Il catechismo in campagna, provincia di Salerno; 1881, L'inverno, Soldati vecchi e soldati nuovi; 1885, Le gioie della famiglia) e più saltuariamente alla Promotrice napoletana (1871, 1873, 1874, 1879). A Vienna, nel 1873, inviò tre tele dedicate al lavoro contadino e alla Nazionale di Napoli del 1877 presentò Solo!, Campagna romana e La civiltà fuga l'ignoranza, riproposto all'Esposizione Internazionale di Parigi dell’anno successivo. Dagli anni '80 si cimentò anche in temi storico¬religiosi, dove caricò la lezione verista di D. Morelli di toni melodrammatici e virtuosismi descrittivi (Christus imperat!, esposto a Roma nel 1883 e terminato nel 1884, Chieti, Pinacoteca Provinciale Barbella).