Dictionary of Artists

 

To meet the requirement of scholars, art dealers, collectors or simple amateurs of having a quick and effective tool at their disposal to satisfy the various exigencies connected with the world of art, first of all the in-depth analysis of the work of painters, sculptors, engravers, photographers, etc., the "Dictionary of artists" puts itself up as an annotated list of names, sometimes accompanied, if marked by an asterisk, by a biography and by some signature examples.

Each artist is matched with a series of index cards regarding the works registered in the Data Bank of the Matteucci Institute, which can be issued on request.

The biographies are taken from the Dizionario degli artisti edited by Cristina Bonagura, integral part of the work Pittori & pittura dell'Ottocento italiano (1996-1997), coordinated by Giuliano Matteucci with the cooperation of Paul Nicholls and realized by the Redazioni Grandi Opere of the "Istituto Geografico De Agostini", to whom the Matteucci Institute expresses its sincere thanks for authorizing the circulation of the texts on line.

 

Gigante Giacinto *

GIGANTE GIACINTO
Napoli 1806 - 1876
Avviato all’arte dal padre Gaetano, si impiegò giovanissimo presso il Real Ufficio Topografico di Napoli. Abile disegnatore ed esperto incisore, nel 1820, nello studio dello svizzero W. Huber, fu avviato all’uso dell’acquerello e della camera ottica e realizzò le prime vedute a semplice linea di contorno (Marina grande di Capri, matita, inchiostro e acquerello, Napoli, Museo di Capodimonte). Entrato nel 1822 alla scuola di A. Sminck van Pitloo, si applicò alla pittura en plein air, attento allo studio della luce e delle atmosfere (Il lago di Lucrino, 1824, Napoli, Museo di San Martino): insieme a lui erano A. Vianelli, T. Duclère, R. Carelli e G. Smargiassi, il gruppo della cosiddetta Scuola di Posillipo, di cui Gigante fu uno dei principali esponenti. Nel 1826 frequentò a Roma l'atelier dell'acquerellista tedesco J. J. Wolfenberger, per il quale dipinse numerosi paesaggi. Lo stesso anno inviò alla I Esposizione Borbonica quattro dipinti con soggetti romani e campani e nel 1827 vinse un premio di Paesaggio presso l’Accademia napoletana. Fra il 1829 e il 1832 illustrò con Vedute di Napoli e dintorni l’opera Viaggio Pittorico del regno delle due Sicilie, edito da Cuciniello e Bianchi. Intorno al 1835 entrò in contatto con l’ambiente della diplomazia russa, nel quale ricevette numerose commissioni, come le due grandi tele per lo zar Nicola I Veduta di Napoli dalla Tomba di Virgilio e Veduta di Napoli dalla villa Graven (studi preparatori a Napoli, Museo di Capodimonte e Museo di San Martino). Rifugiatosi a Sorrento durante i moti del 1848, al ritorno a Napoli fu vicino alla corte e incaricato di eseguire vedute del regno; nel 1851 fu nominato insegnante di disegno delle principesse. Durante i lunghi soggiorni nella residenza borbonica di Gaeta eseguì numerose vedute di quei luoghi, a cui affiancò la produzione di paesaggi di Napoli (Il golfo di Napoli, 1859, Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna), di Sorrento e di Pompei (Sorrento, Museo Correale di Terranova). In alcune vedute degli anni '50 è stato individuato un possibile accostamento a opere di W. Turner, che l’artista napoletano poté vedere esposte a Roma nel 1828 (Campagna di Caserta, 1857, Napoli, Museo di San Martino). A partire dagli anni '60 si volse anche alla pittura di interni prediligendo chiese e conventi (Interno di San Giovanni a Carbonara, varie versioni, e Interno di Donnaregina, tutti a Napoli, Museo di San Martino; Cappella del tesoro di San Gennaro, 1863, Napoli, Museo di Capodimonte).
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