Dictionary of Artists

 

To meet the requirement of scholars, art dealers, collectors or simple amateurs of having a quick and effective tool at their disposal to satisfy the various exigencies connected with the world of art, first of all the in-depth analysis of the work of painters, sculptors, engravers, photographers, etc., the "Dictionary of artists" puts itself up as an annotated list of names, sometimes accompanied, if marked by an asterisk, by a biography and by some signature examples.

Each artist is matched with a series of index cards regarding the works registered in the Data Bank of the Matteucci Institute, which can be issued on request.

The biographies are taken from the Dizionario degli artisti edited by Cristina Bonagura, integral part of the work Pittori & pittura dell'Ottocento italiano (1996-1997), coordinated by Giuliano Matteucci with the cooperation of Paul Nicholls and realized by the Redazioni Grandi Opere of the "Istituto Geografico De Agostini", to whom the Matteucci Institute expresses its sincere thanks for authorizing the circulation of the texts on line.

 

Avondo Vittorio *

AVONDO VITTORIO
Torino 1836 - 1910
Proveniente da un'agiata famiglia valsesiana, coltivò fin da giovanissimo la passione per l’arte e l’antiquariato. Forse allievo nel 1851 dell'Accademia di Pisa, di certo in quell'anno intraprese un viaggio di studio attraverso l’Italia e il Nordeuropa, in Olanda e in Germania in particolare, documentato da un tac-cuino di disegni datato e conservato presso la Galleria Civica d’Arte Moderna di Torino.Tra il 1852 e il 1856 frequentò lo studio del paesaggista A. Calame a Ginevra. La conoscenza, nella città svizzera, di A. Fontanesi e il soggiorno nel 1855 a Parigi, dove visitò l'Esposizione Universale e venne a contatto con le coeve tendenze d'oltralpe, da C. Corot ai paesisti di Fontainebleau, furono elementi determinanti nella sua formazione, in particolare per il superamento della fase calligrafica d’influsso calamista e l’accostamento ai modi francesizzanti di G. Menn e G. Castan. Nella lunga stagione svizzero-francese disegnò e dipinse a Meyringen, a Sassénage nel Delfinato, a Hières, a Cannes e anche a Lozzolo, nell’alto vercellese. Nel 1857 si stabilì a Roma, vivendo uno dei periodi più fecondi della sua attività pittorica. Qui strinse amicizia con M. Fortuny, A. D’Andrade, N. Costa e l’ambiente inglese. Iniziò una serie di significativi studi nei quali la campa-gna romana è fonte inesauribile di emozioni, che anche in seguito si tradurranno in immagini con sensibili modulazioni della linea e del chiaroscuro e con luminosi accordi tonali (La valle del Pussino, 1874, Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna). Negli anni '60 soggiornò ripetutamente in Piemonte, soprattutto nel vercellese e nel canavese, dove sin dal 1862 entrò in contatto con C. Pittara e il gruppo di Rivara (Campagna presso Gattinara, 1867, Torino, Galleria Civica d’Arte Moderna) di cui interpretò le istanze veriste con intenso lirismo. Studioso dell'arte medievale, nel 1865 si trasferì da Roma a Firenze, chiamato come consulente per la Mostra del cinquecentenario dantesco presso il Museo del Bargello; in tale circostanza ebbe occasione di approfondire i contatti con la cerchia dei Macchiaioli (Paesaggio in Toscana, 1865). Al rientro a Torino, spinto dall’interesse per il dibattito sul restauro dei monumenti antichi, acquistò e restaurò (1872), insieme ad A. D’Andrade, il castello degli Challant a Issogne in Valle d'Aosta, che donerà allo Stato nel 1907. Dedito negli anni successivi agli studi di restauro e progettazione, limitò sempre più l’attività pittorica senza tuttavia rinunciarvi (Paese: al fiume,1878,Torino, coll. privata).Dal 1890 al 1910 ricoprì la carica di direttore del Museo Civico torinese che arricchì con qualificati acquisti della coeva pittura di paesaggio e alla quale lasciò in legato, alla sua morte, la propria collezione.
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