Palizzi Nicola *

PALIZZI NICOLA
Vasto (Chieti) 1820 - Napoli 1870
Nel 1842 raggiunse i fratelli Giuseppe e Filippo a Napoli e frequentò l'Accademia di Belle Arti come allievo di G. Smargiassi. Esordì alla Biennale Borbonica del 1843; nel 1845 presentò Paesaggio con cascata d'acqua e Veduta di Napoli da Mergellina e nel 1848 inviò Studio di una quercia, Studio di piante, Grotta Bonea e Sarra nelle vicinanze di Cava (Napoli, Museo di Capodimonte). Come pensionano regio della scuola di perfezionamento a Roma, espose ancora alle mostre napoletane del 1851 e del 1855, dove presentò fra l'altro una Veduta di Avellino a chiaro di luna, realizzata durante un soggiorno avellinese del 1854. Nel 1856 fece una breve visita al fratello Giuseppe a Parigi (Foresta di Fontainebleau, Napoli, Galleria dell’Accade- mia), tappa importante per l’aggiornamento sulle novità del Realismo d'oltralpe. Il definitivo distacco dal tocco di maniera di Smargiassi è visibile in opere come Corse ad Agnano (1857, Napoli, Museo di Capodimonte), dove compare una stesura fluida di colore squillante che sarà d'esempio per E. Dalbono; oppure in I mietitori (Napoli, coll. Banco di Napoli, in deposito al Museo di Capodimonte), che sembra anticipare soluzioni della Scuola di Resina. Originale, rispetto alla pittura dei fratelli, fu il suo interesse per la chiave prospettica del motivo (Piazza Orsini a Benevento, Vasto, Museo Civico), che lo avvicina alla ricerca di autori come M. De Gregorio e M. Cammarano. Nel 1859 venne nominato professore onorario delI’Accademia. Espose alle mostre della Promotrice nel 1862 (Effetto di sole, Un pantano-effetto di sole cadente), nel 1863 (Ponte di Sorrento, Capri), nel 1866 e nel 1867.Paesaggista di largo respiro, ebbe un talento poliedrico, capace di misurarsi con ampie tele da esposizione, dai suggestivi effetti atmosferici (Avanzo di un'antica città con tramonto di sole, 1850, Napoli, Palazzo Reale), con piccoli studi en plein air di animali, figure, rocce e arbusti (Rocce, Vasto, Museo Civico) e con dipinti a carattere documentario e cronachistico (Terremoto di Melfi, 1851; Manovre militari al poligono di Bagnoli dirette da Ferdinando II, 1854, entrambi a Caserta, Palazzo Reale). Esemplare della sua maniera migliore è lo studio Napoli da Mergellina (Vasto, Museo Civico), dove su un taglio vedutistico ancora di sapore posillipiano si stende una pittura a macchia sintetica e robusta, dai colori brillanti.
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