Abbati Vincenzo *

ABBATI VINCENZO
Napoli 1803 - 1866
Dopo l’alunnato presso il Regio Istituto di Belle Arti di Napoli, dove seguì fra gli altri il corso di scenografia di A. Niccolini, passò nello studio privato di L. N. Lemasle ed esordì nel 1826 con una copia da un'opera del maestro, la Veduta di un sotterraneo nella cappella Minutolo, presentata alla I Mostra Borbonica insieme a una Veduta del salone dei gessi del Regio Istituto di Belle Arti. Già da quegli inizi appare definito l’indirizzo verso una pittura prospettica, che dall'esperienza scenografica traeva la tecnica per realizzare quelle esatte vedute d'interni (Interno di palazzo Sangiacomo, 1830, coll. Banco di Napoli), soprattutto di chiese, animate da decisi contrasti di luce, che costituiranno la nota dominante del percorso successivo dell’artista: un genere di pittura gradito al gusto della corte napoletana e che gli procurò l’incarico di insegnante dei figli della duchessa di Berry; nel 1836 ritraeva La regina Maria Isabella nel suo appartamento nella Reggia di Capodimonte (Roma, Palazzo Primoli, coll. M. Praz). Sono di questi anni l’Interno del supporto di S. Gennaro (1836), Casa di Pescatori (1837), Coro di cappuccini a Sant'Erasmo (1838, Palermo, Accademia di Scienze, Lettere e Arti). Nel 1841 si trasferì con la famiglia, al seguito della duchessa di Berry, nei luoghi di soggiorno della corte, prima a Firenze e successivamente, dal 1844, a Venezia. Qui espose in quell’anno una serie di interni di chiese e di paesaggi napoletani, mentre nelle opere presentate nel 1846 affrontava temi diversi: Galileo trattenuto dagli inquisitori, Interno di una chiesa con processione di Crociati e Casa di marinai napoletani. Durante i moti del '48 seguì la duchessa di Berry a Graz, lasciando a Venezia la famiglia; ritornato nel 1849 risultava abitare nella parrocchia dei Frari. Negli anni seguenti si tenne legato alla produzione di interni di chiese e paesaggi eseguiti su vecchi studi o duplicati, sia per la sua protettrice sia per altri collezionisti: Interno di chiostro (esposto nel 1851), L'anfiteatro di Pozzuoli (esposto nel 1852), Monumento di Paolo Savelli nella chiesa di Santa Maria dei Frari a Venezia (1856, coll. privata). Pure di questo periodo è Lo Studio di Raffaello Sanzio (Roma, Palazzo del Quirinale). Nel 1859, caduto l’impegno con la duchessa, rientrava a Napoli e con il figlio Giuseppe traeva studi in San Domenico Maggiore (Cappella di San Domenico, esposto a Napoli nel 1859). Alla fine del 1860 fu nominato professore onorario del- l’Accademia di Belle Arti. Fu importante la sua influenza formativa sul figlio e di sicuro pesò il suo modello per la successiva pittura napoletana d'interno.
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