Abbati Giuseppe *

ABBATI GIUSEPPE
Napoli 1836 - Firenze 1868
Compì gli studi a Venezia dove il padre Vincenzo, pittore di interni, si era trasferito nel 1844. Dal 1850 al 1856 frequentò l’Accademia, dove fu allievo di M. Grigoletti e F. Bagnara; crebbe nel vivace clima culturale della città, dove conobbe nel 1856 Telemaco Signorini, Vito D'Ancona e Domenico Morelli e frequentò Stefano Ussi e B. Celentano. Nel 1859, tornato a Napoli, espose La cappella di san Tommaso d'Aquino in San Domenico Maggiore che colpì la critica per la naturalezza del chiaroscuro e soprattutto per il risalto dei bianchi. Nel 1860, volontario nella spedizione dei Mille, perse un occhio nella battaglia di Santa Maria di Capua. Trasferitosi subito dopo a Firenze, prese a frequentare il Caffè Michelangiolo ed entrò nel gruppo dei Macchiaioli: pur continuando a dipingere interni, iniziò a sperimentare il nuovo metodo di analisi della luce negli «ammassi di marmi di vario colore» nei chiostri di Santa Croce allora in restauro (Chiostro, Firenze, Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti; Chiostro di Santa Croce, coll. Jucker). In quegli anni strinse una lunga e solidale amicizia con D. Martelli, del quale, a partire dall’agosto del 1861, fu spesso ospite a Castiglioncello. Qui realizzò le marine (Marina a Castiglioncello, coll. privata; Lido con bovi al pascolo, coll. privata) caratterizzate da quella parsi-monia di colori che indica una vicinanza con le opere di Fattori dello stesso periodo. Nel 1862 partecipò alla spedizione garibaldina dell'Aspromonte. Al ritorno, diede vita con S. Lega, O. Borrani, R. Sernesi e T. Signorini alla cosiddetta Scuola di Piagentina nella quale la lezione macchiaiola è reinterpretata in chiave malinconica e intimista: alcune opere di Abbati vicine, per inquadrature e soluzioni, ad altre di Lega e Borrani (Il Mugnone alle Cure, coll. privata; Stradina al sole, coll. privata), testimoniano della consuetudine degli amici di dipingere insieme lungo l'Affrico e il Mugnone. Nel novembre dello stesso anno l’artista andò a vivere in via dello Sprone con Martelli che lo ricorda dedito alle letture di sant’Agostino, Zola, Proudhon, Taine, Thiers. Tra il 1862 e il 1864 fu presente alle Promotrici con interni monumentali (Interno del Palazzo del Podestà) e paesaggi (Motivo sull'Arno, Ulivi a Monte alle Croci).Nel luglio del 1864 dipinse a Pisa la Veduta deI camposanto (Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna) per una ipotetica commissione, in realtà frutto di un sollecito espediente degli amici Martelli ed E. Mazzei per alleviare le sue precarie condi-zioni economiche. Durante l'estate, a Castiglioncello con Borrani e Sernesi, dipinse una serie di tavolette (Bimbi a Castiglioncello, coll. privata) caratterizzate dalla magrezza del velo pittorico che lascia trasparire la venatura del legno, accorgimento usato anche da Borrani e da Fattori. Nel 1865 eseguì il ritratto di Teresa Fabbrini, la compagna di Martelli (Ritratto di signora in grigio, Firenze, Galleria d'Arte Moderna di Palazzo Pitti). L'anno successivo espose alla Promotrice di Napoli e poi all'Esposizione Nazionale di Parigi il dipinto Monaco al coro (Napoli, Museo di Capodimonte). Dall'inizio del 1867 si stabilì a Castelnuovo della Misericordia e nell'estate dipinse, oltre ai Bovi al carro (coll. privata), una serie di tavolette dal caratteristico taglio allungato e con un impasto pittorico più corposo (Veduta di Castiglioncello, Firenze, Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti). All’inizio del 1868, morso dal suo cane, morì di idrofobia.
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